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Introduzione

Le piante e l'uomo

Le piante rappresentano i più importanti produttori naturali di cibo, legno, fibre, oli e sostanze medicinali. Da sempre esse hanno influenzato in misura rilevante gli aspetti fondamentali della vita dell'uomo, sia economici che culturali o politici.
Presumibilmente l'uso a scopo alimentare dei prodotti vegetali è stato il primo ad essere sperimentato dalla specie umana. Durante i primi, e più lunghi, periodi della storia umana, che vengono fatti risalire al Paleolitico (circa un milione e mezzo di anni fa) ci furono almeno quattro glaciazioni che finirono col coprire di neve e ghiacci gran parte dell'emisfero settentrionale. Per tutto questo arco di tempo le popolazioni erano organizzate secondo un sistema di vita nomade basato su caccia, pesca, e raccolta di vegetali. L'uomo del Paleolitico ricavava dai vegetali costituenti fondamentali per la propria dieta: dalle bacche zuccheri e vitamine, dai frutti secchi e dai semi i grassi;  le radici, poi, fornivano gli amidi da cui si ricavano gli zuccheri piu semplici.
D'altro canto, la presenza di sostanze tossiche in numerose specie vegetali costituiva un problema di non secondaria importanza. La prima scelta fra piante utili e piante da scartare per l'alimentazione fu fatta in parte utilizzando un intuito sicuramente perso dall'uomo moderno, ed in parte seguendo l'esempio di altri animali. I sensi consentono una prima individuazione delle sostanze tossiche. La specie umana, al pari di molti animali, ha un senso del gusto molto sviluppato. Il gusto del dolce evoca una sensazione di piacevolezza ed è associato con sostanze essenziali per il metabilismo, quali zuccheri e alcuni aminoacidi. La sensazione di amaro, invece, è percepita come sgradevole, ed è dovuta a composti, ad esempio gli alcaloidi, spesso altamente tossici. Anche  altri sensi, comunque,  in particolare l'olfatto e la vista, hanno  avuto importanza nel riconoscimento di piante utili per l'alimentazione.
Inoltre, una importante funzione preventiva nei confronti dell'ingestione di sostanze tossiche è stata svolta anche dalla cosiddetta neofobia (o avversione per il nuovo). Gli umani, infatti, sono piuttosto conservatori per quanto riguarda le abitudini alimentari, e dopo l'infanzia mostrano scarsa tendenza a sperimentare nuovi cibi. Infine, l'abitudine condivisa da uomini e animali di  nutrirsi di numerosi alimenti consumati in piccole quantità può avere giocato un importanza decisiva nel prevenire avvelenamenti irrimediabili.
Un discorso a parte andrebbe, inoltre, sviluppato sull'importanza della comunicazione fra individui attraverso il linguaggio, e della conseguente  diffusione delle conoscenze acquisite. L'associazione di una pianta con particolari effetti positivi o negativi veniva così acquisita stabilmente e trasferita alle generazioni successive.
Nonostante le  misure preventive descritte, l'ingestione di sostanze potenzialmente tossiche contenute nelle piante non può essere totalmente evitata. Gli animali, uomo compreso, sono dotati di  meccanismi di detossicazione. Molte sostanze sono escrete nella bile e nelle orine, venendo così allontanate dal circolo sanguigno; inoltre, la presenza della microflora batterica, soprattutto a livello intestinale, può fornire un importante contributo alla detossicazinone di sostanze dannose. Se poi le tossine ingerite superano la capacità di disintossicazione dell'organismo, ai primi sintomi di mlalessere possono intervenire altri meccanismi attivi di difesa, come il vomito, che può essere  indotto grazie a sostanze cosiddette emetiche, o l'ingestione di suolo, vale a dire di sostanze minerali, che possono dare un considerevole contributo nella risoluzione dell'avvelenamento.
Grazie a queste efficaci strategie difensive i vegetali hanno potuto mantenere un ruolo fondamentale nella sopravvivenza della specie umana, anche quando la caccia e la pesca diventarono altamente efficienti, grazie al costante miglioramento delle armi e degli strumenti di cui l'uomo poteva usufruire.